Se c’è una cosa che il Giappone sa fare bene, è trovare poesia in ogni cambiamento della natura. E quando arriva marzo, con la sua promessa di primavera, c’è un termine che inizia a risuonare un po’ ovunque: Sakura sakura sakura.
I ciliegi sono sicuramente una fetta preponderante del mese di marzo, si riempiono negozi e caffetterie di dolci e bevande a tema, si riempiono i siti web sul giappone di questo termine.
Ma in Giappone fioriscono solo i ciliegi??
No.
In Giappone, fioriscono - come nel resto del mondo - altri mille fiori, anche più evocativi e piacevoli del ciliegio. Tant’è che esiste perfino un calendario apposito per le fioriture: Hanagoyomi (花暦), il “calendario dei fiori”.
Non è un calendario qualunque. Non segna solo giorni e mesi, ma segue il ritmo della fioritura, trasformando il paesaggio in un libro da leggere con gli occhi. Perché in Giappone, la primavera non è solo un passaggio di stagione: è un’esperienza da vivere, giorno dopo giorno, fiore dopo fiore.
Non solo sakura: la primavera vista attraverso Hanagoyomi
Quando si parla di primavera in Giappone, tutti pensano subito ai sakura, i ciliegi in fiore. Ma Hanagoyomi ci insegna a guardare più da vicino, a cogliere le sfumature di una stagione che non esplode all’improvviso, ma si svela poco a poco.
Marzo è il mese in cui l’inverno si arrende, ma lo fa con eleganza, lasciando spazio a una sequenza di fioriture che accompagnano il passaggio alla primavera. Si inizia con i ume (prugni giapponesi), che sfidano il freddo ancora pungente e tingono i giardini di rosa e bianco. Poi è il turno dei nanohana, i fiori di colza, che trasformano interi campi in distese di un giallo così acceso da sembrare luce dal terreno. E mentre i ciliegi iniziano a riscaldarsi al sole, spuntano discreti anche i fuki no tō, i germogli di farfaraccio giapponese, che annunciano l’arrivo dei primi ingredienti primaverili in cucina.
Hanagoyomi a dire la verità, si occupa dei fiori che sbocciano durante ogni mese dell’anno, ma è innegabile che peschi e ciliegi siano il simbolo della rinascita dopo il lungo periodo invernale, più sfacciatamente belli e vistosi rispetto ai timidi narcisi di febbraio.
Le 72 stagioni a marzo: il tempo raccontato dai dettagli
Il Giappone non si accontenta delle quattro stagioni. C’è un calendario tradizionale, chiamato Shichijūni Kō (七十二候), che divide l’anno in 72 micro-stagioni, ognuna lunga appena 4 o 5 giorni. E marzo è uno di quei mesi in cui questa suddivisione ha ancora più senso, perché il cambiamento è costante, quasi impercettibile ma sempre presente.
Eccone alcune che catturano perfettamente il passaggio tra inverno e primavera:
Keichitsu (啓蟄) - Intorno al 5-10 marzo: “Gli insetti escono dal letargo.” Le temperature iniziano a salire e la terra si risveglia, con i primi segni di vita nei campi. ( → leggi di più su Ohayo)
Sakurasaku (桜始開) - Intorno al 25-30 marzo: “I ciliegi iniziano a fiorire.” Il momento che tutti aspettano, ma che dura un soffio di vento.
( → leggi di più su Ohayo)
È un promemoria continuo che la natura non si muove a scatti, ma scorre con una precisione quasi matematica. Ed è per questo che Hanagoyomi non è solo un calendario: è un modo per rallentare e osservare.
Leggere la primavera, un petalo alla volta
Seguire Hanagoyomi significa imparare a notare dettagli che spesso ci sfuggono. È accorgersi di quando i primi fiori sbocciano su un ramo che ieri era ancora spoglio. È osservare come cambia la luce, come l’aria si fa più leggera, come i colori iniziano a scaldarsi.
E, soprattutto, è un invito a essere presenti. Perché in fondo, la primavera è una stagione che si lascia vivere solo da chi sa prendersi il tempo di guardarla davvero.
Hinamatsuri: il 3 marzo e la magia delle bambole
C’è un giorno in Giappone in cui le case si riempiono di piccoli troni imperiali, sete pregiate e bambole che sembrano uscite da un’epoca lontana. È il 3 marzo, il giorno dell’Hinamatsuri, la festa delle bambole, una ricorrenza dedicata alle bambine e ai loro desideri di felicità e buona fortuna.
Un piccolo trono per l’imperatore e l’imperatrice
Entrare in una casa giapponese in questo periodo significa trovarsi davanti a qualcosa di unico: un’intera esposizione di bambole, spesso tramandate da generazioni, disposte su gradini ricoperti di velluto rosso. Al livello più alto siedono l'Imperatore e l'Imperatrice, vestiti con abiti sontuosi in stile Heian. Sotto di loro, a seconda della ricchezza del set, troviamo dame di corte, musicisti, ministri e persino mobili e accessori in miniatura.
Non è solo un’esposizione scenografica: ogni dettaglio ha un significato. La disposizione delle bambole, il numero dei gradini, persino la posizione degli accessori sono stabiliti da tradizioni secolari. Un po’ come dire “qui c’è la storia di un’intera epoca, in formato ridotto”. ( → qui abbiamo una bella spiegazione delle varie bamboline e anche su dolci e riti)
Dolci, auspici e… un piccolo rito contro la sfortuna
Come ogni festa giapponese che si rispetti, anche l’Hinamatsuri ha i suoi dolci tradizionali. L’hishimochi, un dolce di riso a tre strati, ha colori simbolici: il verde rappresenta la salute, il bianco la purezza e il rosa la protezione dal male. Poi c’è l’hina-arare, piccoli cracker di riso colorati, e l’amazake, una bevanda dolce a base di riso fermentato che viene servita alle bambine per augurare loro crescita e felicità.
Ma attenzione: c’è una superstizione che aleggia su questa festa. Si dice che se le bambole non vengono riposte subito dopo il 3 marzo, la bambina di casa potrebbe sposarsi tardi. Ecco perché, la mattina del 4 marzo, le famiglie giapponesi ripongono con cura ogni singolo pezzo, quasi fosse un piccolo rito per garantire un futuro radioso alle figlie.
Un’antica protezione dalle impurità
Hinamatsuri affonda le radici in un’antica tradizione cinese importata in Giappone: la purificazione primaverile. Secoli fa, invece delle bambole ornate, si usavano figurine di carta chiamate hitogata, che venivano lasciate galleggiare sui fiumi per portare via le impurità e la sfortuna. Ancora oggi, in alcune regioni del Giappone, si svolge il Nagashi Bina, un rituale in cui le bambole vengono affidate all’acqua, proprio come un tempo.

Hinamatsuri oggi: un rituale che resiste al tempo
Oggi, in molte case giapponesi, le elaborate esposizioni di bambole stanno diventando più rare, soprattutto nelle città, dove lo spazio è limitato. Ma la tradizione resiste: magari con versioni più piccole, oppure con eventi speciali nei santuari e nei musei, dove si possono ammirare collezioni straordinarie di hina-ningyō (bambole hina).
Se ti trovi in Giappone in questo periodo, vale la pena visitare uno di questi luoghi o provare i dolci tipici. È un’occasione per vedere da vicino una festa che, tra seta, colori e antiche credenze, continua a incantare generazioni di bambine e non solo.
Eventi e festività in Giappone – Marzo
Marzo in Giappone è un mese di transizione, tra gli ultimi giorni di freddo e l’inizio della primavera. Ecco alcuni degli eventi più suggestivi:
3 marzo – Hinamatsuri (Festa delle Bambole)
Come abbiamo raccontato qui sopra, le case giapponesi si riempiono di bambole ornamentali che rappresentano la corte imperiale, per augurare felicità e buona sorte alle bambine. Si gustano dolci tradizionali come l’hishimochi e si beve amazake.
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8-10 marzo – Omizutori (Cerimonia dell’Acqua Sacra) – Nara
Uno degli eventi buddisti più antichi del Giappone, in cui i monaci del tempio Tōdai-ji brandiscono gigantesche torce infuocate per purificare il mondo dai peccati. Il momento più spettacolare è la notte del 12 marzo.
🔗 Info sul Todai-ji

14 marzo – White Day
Il giorno in cui gli uomini ricambiano i regali ricevuti a San Valentino, donando cioccolato bianco, dolci raffinati o regali speciali alle donne che li hanno omaggiati il mese precedente.
17 marzo – Shunbun no Hi (Equinozio di Primavera)
Giornata di equilibrio tra luce e buio, celebrata con visite ai cimiteri per onorare gli antenati e con piatti semplici e purificatori, come il botamochi, un dolce di riso e fagioli azuki.
Fine marzo – Inizio della fioritura dei ciliegi (Sakura Zensen)
L’arrivo della primavera è segnato dalla fioritura dei sakura, con pic-nic sotto gli alberi (hanami) e eventi dedicati ai fiori di ciliegio in tutto il Giappone, da Tokyo a Kyoto. Il calendario esatto della fioritura varia ogni anno.
🔗 Guida alla fioritura dei ciliegi
L’attesa dei pruni in fiore
Fine Febbraio - circa 1981
L’aria che mi ricordo, aveva ancora un morso d’inverno. Non era più quel freddo secco di gennaio, ma un gelo più sottile, che si infilava sotto il cappotto quando il vento soffiava tra i rami spogli. Eppure, nel piccolo giardino del santuario, qualcosa stava cambiando.
Avevo solo bisogno di quiete, di quella silenziosa che solo gli alberi sanno dare e mi infilai nel giardino. I pruni non erano ancora completamente fioriti, ma i primi boccioli si stavano aprendo piano, come piccoli dolci ricoperti di zucchero velo rosa.
Mi sedetti su una panchina di legno, lasciando che l’aria fresca mi riempisse i polmoni. Nel silenzio, il mondo sembrava sospeso. Un petalo si staccò e scivolò verso terra, una promessa di primavera appena accennata.
Accanto a me, un’anziana signora si era fermata con una tazza di tè fumante tra le mani. Mi sorrise.
— Stai aspettando anche tu?
La guardai, un po’ sorpresa.
— Aspettando cosa?
— Che fioriscano del tutto. Che il profumo riempia l’aria.
Che l’inverno finisca davvero.
Abbassai lo sguardo sui boccioli ancora chiusi. Quante volte nella vita si aspetta qualcosa senza nemmeno accorgersene? Un cambiamento, una risposta, una nuova stagione che tarda ad arrivare.
Un altro petalo si staccò, leggero come un sospiro. Sorrisi anch’io.
— Sì, credo di sì. Sto aspettando anch’io.
La signora soffiò piano sul suo tè e ne prese un sorso, socchiudendo gli occhi come se volesse assaporare ogni sfumatura di quel calore. Poi, senza fretta, mi porse il piccolo thermos di metallo.
— Vuoi assaggiarlo? È tè di ume. Lo faccio ogni anno con i frutti del mio giardino.
Presi la tazza tra le mani, il calore mi si diffuse sulle dita intorpidite. Avvicinai il bordo alle labbra e il profumo mi avvolse prima ancora del sapore: un aroma dolce e leggermente aspro, come la promessa di un frutto ancora acerbo.
— È buonissimo.
Lei annuì, soddisfatta.
— Sai, quando ero giovane venivo qui ogni anno a vedere i pruni. Aspettavo sempre che il primo fiore si aprisse, proprio come stai facendo tu. Solo che, allora, non me ne rendevo conto.
Mi guardò con un sorriso complice, poi si alzò, lisciandosi il kimono.
— Ora tocca a te. Resta qui ancora un po’ e vedrai. Quando meno te lo aspetti, il primo fiore si aprirà proprio davanti ai tuoi occhi.
La osservai allontanarsi lungo il sentiero, il suo passo leggero tra la ghiaia. Rimasi lì, con la tazza ancora calda tra le mani, il respiro lento, lo sguardo perso tra i rami.
E poi accadde.
Un piccolo suono, quasi impercettibile. Un bocciolo si era aperto proprio davanti a me, con la delicatezza di un battito di ciglia. Il suo profumo, ancora tenue, si mescolò al freddo dell’aria.
Sorrisi.
Forse, la primavera era sempre stata lì. Aspettava solo che me ne accorgessi.
Akemi
Un articolo bellissimo